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La nuova generazione di Top Model

Federica Tesauro

Lunedì 05 Dicembre 2016

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La nuova generazione di Top Model

In principio fu la Trinità: Naomi, Christy, Linda. Oggi: Cara, Gigi, Kendall. Una scrittrice spiega  come e perché la nuova generazione di modelle insidia la fama delle storiche top
«Questa sfilata è dedicata alle donne che prendono dei rischi». La voce è sufficientemente amplificata da far vibrare l’hangar di Milano Congressi, dove Versace sta per presentare la collezione prêt-à-porter immaginata per la Primavera-Estate 2017. Gli invitati hanno già preso posto, i più influenti in prima fila, gli altri sistemati secondo gerarchie inviolabili. Le parole si fondono con la luce violetta che cola dai neon. «Il passato è alle nostre spalle, solo il futuro conta», continua la voce. Qualche secondo più tardi, diventa chiaro che il proclama futurista prende forma, nel casting voluto da Donatella, in volti e corpi declinati al presente. Ad aprire lo show c’è Edie Campbell; a chiuderlo, Gigi Hadid; nel mezzo, passeggiano Mariacarla Boscono, Adriana Lima e Irina Shayk: imbronciati volti noti anche fuori dal microcosmo della moda. Nel futuro firmato Versace non sembra esserci spazio per le incognite.

Le nuove top sono ancora lontane da questi exploit, anche se Vogue ha sottolineato le analogie producendo un remake di Freedom! ’90 con alcune delle più prestigiose rappresentanti della nuova guardia, fra cui Adriana Lima, Joan Smalls, Anna Ewers, Irina Shayk e Taylor Hill.


Non solo. Bottega Veneta, durante l’ultima sfilata milanese, ha voluto che Lauren Hutton prendesse Gigi Hadid a braccetto per chiudere la sfilata; Versace ha mescolato Naomi alle giovani leve; Yasmin Le Bon è tornata per Armani, che comunque non rinuncia a volti più giovani come quello di Barbara Palvin; Burberry ha piazzato Kate Moss e Cara Delevingne nella stessa pubblicità. Il senso di queste miscele sperimentali non è sfuggito a nessuno: la moda ha bisogno di legittimare nuove icone, e alle top di un tempo si chiede di alzare un braccio per benedire le eredi designate. Perché si deve rassicurare un pubblico esperto, che ormai impara la moda nei musei, al cinema, sui social network, in televisione.

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